Lo smartphone è ormai una propaggine del nostro corpo. Ma davvero ascolta tutto quello che diciamo?
Chi non ha mai provato quella strana sensazione di parlare di qualcosa con un amico, solo per trovarsi poco dopo sommerso di annunci pubblicitari su quell’argomento? È una domanda che molti si sono posti, sospettando che le nostre conversazioni private vengano “ascoltate” dai social media per fini pubblicitari. Ma quanto c’è di vero in tutto ciò? Scopriamo insieme se le nostre convinzioni sono verità o una bufala.
Lo smartphone si è affermato come uno strumento essenziale, un compagno costante che ci accompagna in ogni momento della giornata. L’utilizzo massivo di questo dispositivo ha trasformato radicalmente il modo in cui interagiamo con il mondo intorno a noi, influenzando ogni aspetto della nostra esistenza.
Lo smartphone funge da porta d’accesso al vasto mondo digitale che ci circonda. Con una connessione internet costante e una vasta gamma di app e servizi disponibili, abbiamo a portata di mano un’enorme quantità di informazioni, intrattenimento e opportunità di comunicazione. Possiamo accedere alle notizie in tempo reale, rimanere in contatto con amici e familiari in tutto il mondo e persino gestire molte delle nostre attività quotidiane. Come il lavoro e lo shopping.
Nonostante i numerosi vantaggi offerti dallo smartphone, il suo utilizzo massivo ha anche sollevato alcune preoccupazioni. Una su tutte, la preoccupazione per la privacy e la sicurezza dei dati, con sempre più aziende e governi che raccolgono e analizzano le informazioni personali degli utenti attraverso i loro smartphone. È importante adottare misure per proteggere la propria privacy online e essere consapevoli delle implicazioni del nostro utilizzo dello smartphone.
Nonostante l’ampia diffusione di storie di pubblicità mirata apparentemente basata su conversazioni private, non esistono prove concrete che le app come Instagram o Facebook ascoltino effettivamente le nostre chiacchiere per inviarci pubblicità personalizzata. Tuttavia, nel corso degli anni, giganti del settore come Amazon e Facebook hanno depositato brevetti per tecnologie in grado di monitorare parole chiave utilizzando sensori presenti sui telefoni, come l’accelerometro e il giroscopio, anziché il microfono.
Le app sono soggette a rigorosi controlli e al momento nessuna prova conferma che siano in grado di ascoltare le nostre conversazioni per fini pubblicitari. Ammettere una pratica del genere sarebbe una bomba mediatica. Tuttavia, nonostante la mancanza di prove, i sospetti persistono.
Ma c’è un’altra spiegazione plausibile: le app raccolgono una quantità enorme di dati su di noi, dai nostri interessi alle nostre posizioni. Immaginate di discutere con un amico di pesca, un argomento che non vi interessa particolarmente. Il giorno dopo, ricevete pubblicità su attrezzature da pesca. Questo potrebbe essere il risultato dell’analisi delle posizioni, che suggerisce che entrambi gli utenti erano nello stesso luogo, combinato con i vostri interessi noti alle app.
Ma nonostante queste spiegazioni, gli esperti non escludono del tutto la possibilità che le app possano effettivamente ascoltarci. Dato che molte app di messaggistica, come Facebook, Instagram e WhatsApp, richiedono l’accesso al microfono, tecnicamente sarebbe possibile. L’unico modo per dissipare completamente i sospetti sarebbe revocare l’autorizzazione al microfono per queste app. Tuttavia, questo renderebbe praticamente impossibile utilizzarle. Quindi, alla fine, l’utente si trova di fronte ad una scelta difficile: continuare a utilizzare le app con il sospetto di essere spiato, o rinunciare completamente.
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