Dormire con regolarità è importante, ma non fa bene al nostro organismo nemmeno farlo per troppe ore. Presta attenzione ai segnali che il corpo è in grado di darti.
È capitato certamente a tutti di sentire anche decine di volte quando sia importante dormire con regolarità, almeno 6-8 ore a notte. Questo consente certamente di rigenerarsi dopo una giornata faticosa, ma anche di ritemprarsi in vista di quella successiva. Non solo, è possibile anche eliminare le tossine che si accumulano nel cervello, che con il trascorrere del tempo possono favorire la comparsa del morbo di Alzheimer.
Non farlo a lungo può portare alla comparsa di sintomi che non sono da sottovalutare, quali difficoltà di concentrazione e di memoria, nervosismo e depressione. A questo possono aggiungersi anche la possibilità di sviluppare ipertensione e problemi cardiovascolari. La mancanza di sonno influisce inoltre sul metabolismo e sui livelli di insulina, che in caso di insufficienza può generare diabete.
Dormire troppo non è un bene
Se si vuole avere una buona qualità del sonno è importante avere il più possibile orari regolari, salvo ovviamente il weekend in cui uno può approfittarne e restare a letto un paio d’ore in più. Questo dovrebbe comportare coricarsi più o meno nello stesso orario, in modo tale da non dover “recuperare” con giornate intere passate sotto le coperte, comportamento che è tutt’altro che salutare.
Chi pensa che dormire eccessivamente faccia bene e sarebbe disposto a farlo il prima possibile dovrebbe accantonare questa idea.
Chi tende a superare le nove-dieci ore a notte avrà una durata di sonno REM maggiore. Questa è quella con cui si identifica il sonno più profondo, in cui il cervello è attivo e sperimenta sogni vividi, ma caratterizzata da un metabolismo più forte. E questo non è salutare, come ha sottolineato Pujan Parikh, consulente presso il Sir H.N. Reliance Foundation Hospital di Mumbai, India, a Vogue Italia: “Il cervello lavora maggiormente durante il sonno REM, proprio per questo una volta svegli ci si sente con meno energia e fiacchi”. Insomma, è quasi come se non si fosse riusciti a dormire nemmeno un’ora.
Le conseguenze di questo modo di agire non sono però finire qui. Si può infatti sviluppare un fenomeno denominato ipersonnia, ovvero quello che accade quando si viene colti da sonnolenza nel corso della giornata, possibile non solo se si è reduci da una nottata in bianco o quasi. Tra le conseguenze di questo ci sono ansia, mal di testa mattutino, inappetenza e difficoltà sessuali.
Curare l’ipersonnia si può?
Si tende spesso a considerare solo l’insonnia come un problema, ma non si deve sottovalutare nemmeno l’ipersonnia visto che può condizionare le proprie attività quotidiane. La tendenza ad addormentarsi di giorno, magari al lavoro o durante i pasti, può essere evidentemente un inconveniente, specie se ripetuta. Fortunatamente risolvere non è così impossibile.
Non si deve comunque confondere questo disturbo con la sonnolenza diurna, che molti magari avvertono dopo pranzo, al punto tale da faticare a rimettersi al lavoro almeno nella prima ora. Questo infatti può generare anche difficoltà cognitive, oltre a essere costretti a rinunciare anche a molte attività a cui non ci si può dedicare per timore di addormentarsi sul più bello. Non si può inoltre escludere nemmeno il rischio di incorrere in incidenti in auto se si dovesse essere sorpresi da un colpo di sonno improvviso.
Se la situazione diventa troppo frequente, è bene rivolgersi a un medico. Tra gli esami che potrebbero essere proposti c’è la polisonnografia, che porta ad analizzare il sonno e a capire se questo sia condizionato dallo stile di vita. In generale, è bene evitare di lavorare fino a tarda notte, soprattutto se a PC o con lo smartphone, andare a letto più o meno sempre alla stessa ora, evitare caffeina a ridosso di quando ci si deve coricare e farmaci che possono favorire sonnolenza. Attenzione inoltre a non consumare cibi troppo pesanti a cena.