Dopo l’approvazione della delega fiscale fa capolino l’ipotesi di un’aliquota unica del 23% per i redditi fino a 28.000 euro.
Un’aliquota unica del 23% per i redditi fino a 28.000 euro: questa la nuova ipotesi del Governo Meloni. Vediamo insieme quali sarebbero i vantaggi.
Dopo l’approvazione della delega fiscale ad agosto, è tempo di arrivare al dunque e di pensare ai decreti attuativi. A breve la nota di aggiornamento del Def – il documento di Economia e Finanza- renderà noto quante risorse ci sono e, dunque, cosa si può e cosa non si può fare. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti continua a procedere cautamente ripetendo, ancora una volta, che tutto non si può fare.
Infatti l’aumento dei tassi di interesse voluto dalla Banca Centrale europea si è mangiato ben 15 miliardi di euro dalle casse dello Stato italiano. Soldi che si sarebbero potuti destinare alla riforma fiscale. In ogni caso i cambiamenti ci saranno e i redditi aumenteranno anche se, forse, meno di quanto ci saremmo aspettati.
La riforma fiscale del Governo di Giorgia Meloni sarà una riforma di ampio respiro che coinvolgerà tutte le principali imposte del nostro sistema tributario: Irpef, Ires, IRAP e IVA. Il primo passo sarà abbassare le aliquote Irpef e ridurre la pressione fiscale sui redditi.
Gli stipendi hanno già visto un piccolo incremento grazie all’innalzamento del taglio del cuneo fiscale che è stato portato dal 3% al 7% per i redditi fino a 25.000 euro e dal 2% al 6% per i redditi fino a 35.000 euro. Questo ha comportato 100 euro in più o meglio: 100 euro in meno di contribuzione Inps. La riforma fiscale, con l’abbassamento delle aliquote Irpef, andrà nella stessa direzione per fare in modo che lavoratori e pensionati possano beneficiare di stipendi e pensioni più ricche e avere, quindi, un maggiore potere d’acquisto.
Tra le tante ipotesi sul tavolo del Governo, nelle ultime ore sta prendendo piede l’idea di un’aliquota unica del 23% per i redditi fino a 28.000 euro. In pratica verrebbero accorpati il primo e il secondo scaglione. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha infatti spiegato che se non si ridurrà l’Irpef per gli scaglioni di reddito fino a 28.000 euro allora si vanificheranno i vantaggi ottenuti dal taglio del cuneo fiscale.
Per le altre fasce reddituali le aliquote resterebbero del 35% fino a 50.000 euro e del 43% per i redditi sopra i 50.000 euro. Ma, naturalmente di questa riduzione della pressione fiscale per le fasce reddituali più basse, beneficeranno a cascata anche le fasce reddituali più alte. È stato stimato che, con un’aliquota unica del 23% per i redditi fino a 28.000 euro, il beneficio sarà di circa 100 euro in più ogni mese in busta paga per i redditi fino a 28.000 euro e di circa 260 euro in più al mese per i redditi che superano tale soglia.
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