Keep Calm and.. corriamo 100 Km per celebrare il 44° National Day degli Emirati Arabi! Si fa fatica solo a dirlo…
100 Kilometri. Faccio fatica anche solo a nominarli. Ricordo ancora che circa 1 anno fa mi ero posto come obiettivo di completare nel giro dei prossimi 2/3 anni una maratona nel deserto e almeno una ultramaratona da 50 km. Meno di 6 mesi fa, invece, incontro per la prima volta Max Calderan, fondatore della Desert Academy. Ed oggi mi ritrovo nelle gambe (nell’ordine): una maratona nel deserto (fatta pochi giorni averlo incontrato e senza averlo pianificato), svariati allenamenti nel deserto del Rub Al Khali, 50 km in solitario ed in notturna con zaino da 10 kg e una 100 km.
100 Kilometri. Ancora devo realizzare che sia vero. Valore aggiunto di questo articolo che sto scrivendo sarà quello di potermi aiutare a capire che ce l’ho fatta. Una sfida lanciata da Max pochi giorni dopo avermi fatto completare la prima 42 km nel deserto, battezzandola “Big Jump“. Prima la maratona, poi 50, poi 70, poi 80… NO.
Puntiamo subito a 100. Entro la fine dell’anno. Ce la puoi fare. Ce la devi fare.
Così inizia la preparazione, fatta non solo di allenamenti, ma anche di regime alimentare, consigli, accorgimenti per imparare a gestire fame, sete e sonno (necessari durante una gara cosi lunga). E inizia la ricerca del percorso da fare e della data.
Inizialmente il pensiero va subito al Rub Al Khali, sede di tanti allenamenti. Il Rub Al Khali, ossia “Il quarto vuoto”, il secondo più grande deserto di sabbia del mondo. Ricopre il terzo più meridionale della Penisola araba e tocca in parte l’Emirato di Abu Dhabi. Come data pensiamo a metà novembre, non appena le temperature diventano più accessibili, almeno per questa prima prova. A luglio ho già fatto un allenamento da 40km con temperature fino a 52 gradi, ma 100km sono diversi, sono tanti.
Il racconto di un’impresa indimenticabile
Poi una serie di incontri e di combinazioni, fa in modo che un’idea si formi pian piano, arrivando a concretizzarsi in un progetto: Correre i 100 Km in occasione del 44° National Day degli Emirati Arabi. Il 2 Dicembre segna la celebrazione dell’unificazione federale dei sette emirati avvenuta nel 1971. Questa data viene celebrata ogni anno e permette agli Emirati Arabi Uniti di riflettere sul passato, presente e futuro dello stato delle cose. La data commemora il ricco patrimonio, la civiltà e la perseveranza degli Emirati Arabi Uniti per progredire in tutti i settori dello sviluppo. Questo è un giorno speciale per tutti i residenti degli Emirati Arabi Uniti. E in questa ottica ci viene incontro anche il gruppo Meydan Hotel, che ci offre supporto logistico alla partenza e all’arrivo.
Stabiliamo infatti la partenza il 1 Dicembre a mezzogiorno dal Meydan Hotel & Racecourse, prestigiosa location, sede tra l’altro della Dubai World Cup (la più ricca competizione ippica al mondo). L’arrivo è previsto il giorno dopo, 2 Dicembre – National Day, presso il Bab Al Shams, fantastico resort nel deserto; stimiamo tra le 20 e le 24h. L’idea di questo percorso piace molto sia a me, sia a Max: dal presente (hotel, facilities, città) alle origini (il deserto), per celebrare da dove tutto è partito.
Passano i giorni, arriva il grande momento. Qualche foto di rito, poi si parte: sono le 12 in punto. Ipotizzando di finire entro le 20 / 24 h, abbiamo scelto di partire nelle ore più calde, così da affrontare la parte difficile quando ancora ci sono tante energie. Ed effettivamente la parte del percorso iniziale si è rivelata essere quella più ostica, soprattutto per la parte motivazionale: uscire dalla città significa dover attraversare strade e autostrade, un panorama non sempre mozzafiato, e così via. Ma tempo 10 / 15 km e la strada, pur sempre presente al lato, diventa contornata dalla sabbia: più faticoso per certi versi, meglio per le articolazioni, soprattutto sulle lunghe distanze. Le prime ore sono state anche quelle più calde, quindi fondamentale la gestione delle energie e del caldo per evitare disidratazione e stanchezza precoce. Passano i km, lenti. Sempre più sabbia, sempre meno asfalto. Dopo circa 8 h sono a metà percorso; quasi in scioltezza. 2 bottiglie d’acqua, qualche dattero, e 2 rifornimenti lungo il percorso. Anche meglio del previsto.
I 50 Km di metà percorso sono in corrispondenza dell’Inflight Dubai, dove abbiamo previsto una sosta di ristoro. Un po’ di cibo, tanta acqua e approfittiamo per riposare muscoli, articolazioni e mente. 45/60 minuti circa; indosso abbigliamento notturno (più caldo e ad alta visibilità), poi si riparte.
Il break ha fatto benissimo. Divoro i 10 km previsti prima del successivo check point (la notte è il momento critico, quindi da questo momento prevediamo auto di supporto e check point ogni ora / 10 km): meno di 55 minuti. Abbiamo oramai lasciato le strade e ci siamo addentrati nella zona di Al Lisali. Brevissima sosta, poi si riparte. Altri 10 Km in breve tempo. Siamo a 70 Km; non sembra vero. La stanchezza (mentale soprattutto) inizia a farsi sentire. Siamo in una zona più suggestiva rispetto alla città, ma è buio, e non si vede nulla, se non gli sporadici fari di qualche auto che si ferma per vedere se ho bisogno d’aiuto. Qualcuno limita a salutare o lanciare un “Salaaaam”. Tanti scuole di equitazione nei dintorni, si sentono i nitriti dei cavalli. Buio, sempre buio e la strada sembra snodarsi all’infinito. La luna consente di non dover usare la luce notturna. Ma inizio a faticare. Il ritmo diminuisce. Alterno corsa e camminata veloce.
Con fatica arrivo alla rotonda di Al Qudra, da cui è prevista una deviazione in pieno deserto e poi giù dritto fino al Bab Al Shams, destinazione finale. Sono passate 17 h 40′ quando sono a soli 10 Km dall’arrivo. Sono galvanizzato. Riesco a finire anche prima del tempo previsto.
Ma gli ultimi 10 Km non passano più. Un’interminabile fila di lampioni spenti (data oramai l’ora) mi separa dall’arrivo. A volte mi fermo dopo pochi minuti poggiato ad una palma o una roccia per riposare – anche solo pochi istanti – gambe e schiena. Non ho crampi, ma la schiena in particolare è tutto un dolore. Quando sai di essere ad un passo dall’arrivo riprendi sempre a correre, ma la mia mente si rifiuta, perché non ha riferimenti su quanto manca effettivamente. Continuo a camminare poche centinaia di metri e poi fermo per alcuni istanti. E il tempo passa. Sono già quasi 20 h. Passano alcuni camion e auto. Tutti diretti verso il Bab Al Shams o verso il vicino centro di equitazione. Sono quasi tentato di chiedere un passaggio..
Non ho riferimenti. Non so quanto manca. Ma – vedendo che non arrivavo – un’auto (guidata da Willem Duplooy, sport & recreation manager del resort) mi viene incontro. Willem inizia a suonare il clacson, mi affianca e mi grida
Ce l’hai quasi fatta, non mollare
A quel punto la mente dà il segnale.. riprendo inaspettatamente a correre per ultimi 2 / 3 km. La rotonda, la strada interna, l’ingresso del resort, l’uomo della security che mi saluta e che mi chiede se sono io quello che viene dal Meydan, le indicazioni per le zone di carico/scarico… la strada finale è tutta in salita ma finalmente le indicazioni per la reception, mancano pochi metri. Sono arrivato. 100 Km. 20h 10′. Non riesco a trattenere le lacrime.
Sono a pezzi. Le ore successive passano tra colazione, spa, riposo, pranzo con alcuni amici che nel frattempo sono arrivati. Tutto sembra surreale. Ancora non realizzo di avercela fatta, ma nel frattempo riesco a focalizzare alcuni aspetti di questa impresa, grazie alle domande delle persone presenti con me (alcuni dei quali professionisti del mondo dello sport): ho bevuto meno di 4 lt d’acqua; non ho dovuto lottare per restare sveglio, grazie ai micro-cicli fatti a intervalli più o meno regolari; ora dopo ora ho recuperato rapidamente le normali funzioni motorie, arrivando a camminare quasi senza fatica, al di la della naturale stanchezza; sono riuscito a fare colazione e pranzare regolarmente, senza aver particolare scompensi al metabolismo. Nel pomeriggio, il resort Bab Al Sham ha organizzato una piccola celebrazione. Rimetto abbigliamento e scarpe da corsa e ripercorro l’ultimo km per il taglio ufficiale del nastro. Incredibile: quasi non accuso dolori e riesco a correre ancora su e giù per le piccole dune intorno il resort. A meno di cento metri dall’arrivo sento il microfono che annuncia il mio arrivo, gli applausi delle persone quando mi vedono.. una bella sensazione per chi – come me – non è un atleta professionista. Uno dei momenti più emozionanti è stato quando Willem mi ha regalato la bandiera degli Emirati.
Direi che adesso un po’ di meritato riposo ci stia tutto. Ma prima di tutto vorrei ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicino prima, durante e dopo l’evento, la catena Meydan e il resort Bab Al Shams per il supporto logistico e la celebrazione, Renia per i video e le foto durante tutta la competizione.
E sebbene dica che non sia necessario, non posso non concludere questo articolo ringraziando Max Calderan, il mio coach e la Desert Academy. Se è vero che ho corso io e in solitaria questi 100 km, tutto questo senza di lui non sarebbe stato possibile. Io pochi mesi fa ancora mi ponevo come obiettivo “da qui a 2 anni” di fare 42 km nel deserto..
Keep calm and stay tuned for next challenge!